18. nov, 2021

DECIDERE FA PAURA

La vita ci obbliga continuamente, che lo vogliamo o no, a prendere decisioni e fare delle scelte.

Essere responsabile, attraverso le proprie decisioni, della propria esistenza potrebbe far paura, paura di scegliere tra diverse opportunità, la migliore. Chi deve prendere una decisione, infatti, deve essere in grado in primis di gestire le proprie emozioni.

LA PAURA DI SBAGLIARE

La paura di sbagliare è la forma più diffusa. In questo caso, la paura è quella di prendere una decisione che potrebbe poi rivelarsi un fallimento o di commettere errori irreparabili. La paura di sbagliare e di commettere delle imprudenze porta a rimandare le decisioni nell’illusione che insicurezze e timori magicamente si dissolvano.

LA PAURA DI NON ESSERE ALL’ALTEZZA

Questa forma di paura ha molto a che fare con l’autostima e con l’idea che abbiamo di noi stessi; ovvero, quanto ci riteniamo capaci di valutare le cose sostenendo il peso delle decisioni prese e dei loro effetti.

LA PAURA DEL GIUDIZIO

Questa forma di paura si manifesta nel momento in cui devo prendere una decisione e comunicarla agli altri. Il problema, in questo caso, sta nell’idea di doversi confrontare ed esporsi al giudizio altrui. Spesso questa forma di paura è associata alla paura di parlare in pubblico, di arrossire, sudare e bloccarsi nel parlare o alla fobia sociale. La paura di esporsi al giudizio viene spesso tenuta nascosta per vergogna e quindi non affrontata.

LA PAURA DI DECIDERE

Una condizione spesso fonte di angoscia è quella di chi è costretto ad assumersi la responsabilità di decisioni critiche: quando una scelta non appare la migliore, ma si è costretti a operarla l’attesa degli esiti non potrà che essere angosciante. Un’altra condizione è quella di colui che, dopo aver preso decisioni fallimentari, è di nuovo costretto a operare scelte importanti e non si sente all’altezza di questo compito. Anche in questo caso la soluzione rappresentata dal cambiamento delle percezioni di condanna che il soggetto vive nei confronti del dover decidere.

E’ importante riflettere bene prima di scegliere passando in rassegna tutti i prevedibili esiti di una decisione piuttosto che di un’altra. Valutare l’effettiva criticità di una situazione rappresenta un primo passo importante per non perdersi nella giungla delle opzioni possibili. Ciò che rende difficile una decisione non è la scelta, ma la consapevolezza dei suoi effetti. Questo è il caso in cui non è complicato né emotivamente costoso capire quale sia la decisione giusta, ma il metterla in atto comporterà inevitabilmente, insieme ai vantaggi, anche degli effetti indesiderati. Esistono poche situazioni nelle quali assumere una decisioni porta solo e soltanto a effetti desiderati.

Non sono le cose in sé, ma come le percepiamo in virtù di come funzioniamo a determinare le nostre reazioni. Volenti o nolenti siamo noi gli autori della trama della nostra esistenza, anche quando preferiremmo che fossero gli altri a decidere per noi.

Tuttavia, anche in questo caso, è la percezione del soggetto a determinare il livello di difficoltà della decisione. Quindi non si tratterà di rendere l’individuo più abile e competente nel compiere analisi, ma di renderlo capace di gestire le proprie reazioni emotive.

Può accadere che la persona, anche dopo essere giunto alla decisione, agisca diversamente seguendo le proprie sensazioni piuttosto che l’esito dei propri ragionamenti.

La trappola più frequente è quella di continuare ad analizzare e cercare spiegazioni che ci diano la certezza della correttezza della decisione. Ovviamente non solo non si trova la certezza, non solo non si arriva mai ad una decisione, ma questo atteggiamento mentale condurrà alla totale irrazionalità.

Ci sono situazioni che obbligano a scelte non desiderate o ritenute sbagliate. In questo caso non siamo noi a decidere, ma la circostanza. Questo tipo di decisione espone più di ogni altra alla reazione di rabbia di fronte all’ingiustizia di dover fare i conti con qualcosa di cui solo in minima parte siamo responsabili. Di fronte a queste situazioni, si può solo sviluppare la capacità individuale di resistere agli urti e alle ferite della vita (RESILIENZA).

In conclusione, la paura di decidere, di sbagliare, di non essere all’altezza o di esporsi non dev’essere negata, ma compresa e gestita, con lo scopo di cambiare le lenti con cui la persona osserva la realtà, imparando a gestire, e non più a subire, la paura di decidere.